Il senso di tutto
Vivere gomito a gomito, in una stanza di ospedale, unisce, anche se non si sa moltissimo l’uno dell’altro.
Condividere i piccoli momenti ti rende per un pò come una famiglia.
Le piccole e grandi difficoltà, le paure non dette, il senso di protezione verso i propri piccoli, la stanchezza, il sonno, niente ha bisogno di essere spiegato a parole, le mamme e i papà-ospedale sanno...chi assiste un malato sa.
È quando qualcuno parte, però che si apre il cuore e succede qualcosa che dimostra quel legame nascosto.
Chi rimane continua a sperare di poter uscire presto, ma nel contempo è felice per chi se ne va. I saluti diventano una sorta di addio, chissà se ci si incontrerà di nuovo...
E passano davanti agli occhi solo i ricordi importanti: gli occhi azzurri di M., il suo sorriso luminoso, Lucy che in piedi nel lettino si rivolge a lui e si scambiano parole incomprensibili, o cerca di togliergli quello strano copricapo bianco...(meglio di no è la fasciatura!)
D.una ragazzina un pò bambina e un pò grande, con quella faccia dolce e triste, gli occhi bassi, che però si apriva al sorriso davanti alle smorfie buffe di Lucy, o camminando nel corridoio le teneva la mano e si avvicinava lenta lenta per guardare con noi un cartone.
Lucy che sale sul suo letto e le dispensa bacini inaspettati, prima di partire.
Poi i momenti in cui racconto di noi, della nostra storia, accade sempre così, all’ultimo momento....e in quel modo si rafforza il legame.
Siamo a casa....di nuovo.
Gli esami sono negativi. La prossima settimana farà l’ultimo controllo.
Ma noi non abbiamo più bisogno di risposte mediche, Lucy ci porta sempre dove dobbiamo andare.